lunedì 14 giugno 2010

Ho visto La Regina Dei Castelli Di Carta


Ultimo capitolo della trilogia Millenium del regista svedese Daniel Alfredson.
Storia estremamente complicata. Dopo le vicissitudini vissute nei primi due films, Uomini che odiano le donne e La ragazza che giocava col fuoco, la protagonista Lisbeth Salander (una abbastanza sconvolta Noomi Rapace), è ridotta piuttosto male. Una pallottola in testa, un braccio e una gamba malmessi, un processo incombente per tentato omicidio e un paio di personaggi che vogliono ucciderla. Per dipanare questa non facile situazione si aggiungono alla vecchia conoscenza, il giornalista Mikael Blomkvist (Michael Nyqvist), la di lui sorella avvocato dal bizzarro cognome italiano, Annika Giannini (Annika Hallin), la redazione intera della rivista Millenium, con in testa la direttrice e amante (?) di Mikael, Erika Berger (Lena Endre ) e i servizi segreti svedesi.
I cattivi sono tanti e determinati: servizi segreti deviati, lo psichiatra pedofilo che l'aveva iternata in manicomio da bambina e abusato di lei, il fratellastro di Lisbeth, una specie di montagna di muscoli insensibile al dolore e indistruttibile, che non si capisce bene perché la voglia uccidere. Insomma una vitaccia per Lisbeth che deve anche subire un processo in cui tutto sembra contro di lei, almeno fino ai colpi di scena finali, quando tutto si chiarisce e lei torna libera. Giusto per ritrovarsi ancora nei guai fino al finale scontato e improbabile.
Un film lungo e complicato che necessita assolutamente la visione dei due capitoli precedenti. Anche così però diventa difficile seguire la trama, a meno di non possedere una memoria da Pico della Mirandola.
Il ritmo del film è buono, ma la lunghezza stronca e la trama costringe a costante concentrazione. Inoltre la sceneggiatura ha dei buchi e alcuni particolari sono incredibili. Certo portare il librone di Stieg Larsson sullo schermo non deve essere cosa facile, ma un pochino più di attenzione allo spettatore ci andrebbe.
Gli attori sono mediamente bravi anche se danno al film un carattere più televisivo che cinematografico. Un commento a parte merita Noomi Rapace, la sua interpretazione è certamente superlativa. L'aspetto androgino, il corpo ricoperto di tatuaggi, il fisico da folletto muscoloso, fanno di lei Lisbeth Salander la punk/hacker inafferrabile. Non potrebbe essere nessun'altra. Ci si domanda se, come spesso accade, finirà anche lei prigioniera del suo personaggio. A meno che a qualcuno non salti in mente di fare un film biografico su Prince.

martedì 8 giugno 2010

Ho visto Draquila


Documentario desolante di Sabina Guzzanti.
Racconto puntuale, anche se un po' accanito di una delle tante vergogne che alloggiano nel nostro paese.
Non c'è molto altro da dire, chi legge abitualmente una certa stampa queste cose le conosce già tutte, ma il film riserva anche qualche sorpresa, certo vederle su di uno schermo con altra gente intorno che commenta sbigottita, è tutta un'altra cosa.
Il ritmo incalzante, senza tregua, ne fa un documento giornalistico, ma questa caratteristica è anche l'indiscutibile pregio del film.
Un film che dovrebbero vedere obbligatoriamente tutti gli italiani, superando, uscendo dalla sala, il profondo senso di vergogna per guardare in faccia la realtà.