lunedì 3 gennaio 2011

Ho visto Gorbaciof


Film del regista Stefano Incerti.
Marino Pacileo, detto Gorbaciof (bravo Toni Servillo), è il contabile del carcere di Poggioreale. Tutti i giorni maneggia i soldi versati dai parenti dei detenuti. Durante il trasferimento delle banconote alla cassaforte, alcune di esse restano appiccicate alle capaci mani di Gorbaciof che non ha altro vizio se non quello del gioco. Un vizio che si finanzia con lo stratagemma di prelevare appunto somme di denaro dalla cassa, andarseli a giocare al tavolo del poker, e poi, quando le serate vanno bene, rimetterli nella cassa prima che qualcuno se ne accorga. Qualcuno però se ne è accorto da tempo, Vanacore (Nello Mascia) sovraintendente delle guardie carcerarie, non perde occasione per fare battutine insinuanti alla volta di Gorbaciof e del suo vizietto.
La vita solitaria e decisamente squallida del protagonista, si trascina stancamente giorno dopo giorno, partita dopo partita con delle puntate anche alla sala scommesse ed al tavolo del Bingo. E' il poker però il centro dell'interesse di Gorbaciof, un tavolo da gioco clandestino che si trova nel retrobottega di un ristorante cinese. Le somme giocate sono piuttosto alte e quindi anche le perdite sono ingenti, fra gli assidui giocatori c'è l'Avvocato (Geppy Geijeses), uno che perde raramente e che ha, oltre una situazione economica più che stabile, una guardia del corpo che lo protegge e, soprattutto, riscuote i debiti. Altro componente del tavolo è il proprietario del ristorante (il giapponese Hal Yamanouchi), sicuramente più sfortunato al gioco dell'avvocato. Quando i suoi debiti cominciano a diventare pesanti, l'avvocato mette gli occhi su Lila (Yang Mi) la figlia. Su di lei però gli occhi li ha messi anche Gorbaciof, che, per evitare guai alla bella Lila, paga di nascosto i debiti del padre. Ormai però Lila è in pericolo, prima o poi il padre, rapito dal demone del gioco, potrebbe costringere la figlia a prostituirsi.
Comincia a nascere una reciproca intesa fra Lila e Gorbaciof, un'intesa fatta di sguardi perché Lila parla soltanto mandarino e Gorbaciof parla poco e basta. Lila però è affascinata da quest'uomo che le presta attenzione senza chiedere nulla in cambio. Comincia a scoprire in lui una sorta di tenerezza, nascosta profondamente sotto la dura scorza del giocatore incallito e disilluso. Lui riesce a sorprenderla continuamente. La prima volta che lui la porta fuori dal locale del padre e da una vita fatta di casa e lavoro, finiscono nei corridoi dell'aeroporto, lei dentro un carrello bagagli e lui dietro a spingere. Poi le fa visitare lo zoo di notte, forzando un cancello.
La vita del misogino e solitario Gorby sta cambiando a velocità sorprendente tanto che lui decide di abbandonare tutto, prendere un aereo con lei e andare via. Ma ci vogliono soldi. Bisogna ripianare i debiti con l'avvocato e con Poggioreale, e poi ci vogliono i soldi per i biglietti e per farsi una nuova vita. Sarà l'ineffabile Vanacore a trovarglieli, ma per averli, Gorbaciof, dovrà varcare la soglia della criminalità che, fino ad allora, non aveva mai avvicinato.
Arriviamo così, a passi pesanti, all'epilogo decisamente scontato della storia.
Un film decisamente sotto tono per il pur bravo Servillo. Una trama trita e ritrita con grossi buchi che lasciano lacune di incomprensione. Anche il ritratto di una Napoli multietnica forse meritava qualche approfondimento in più.
Insomma un film indifferente che si regge traballando, soltanto su un bravo attore.
Uscendo dal cinema si resta senza parole, contagiati dai silenzi manieristi di Gorby.

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