sabato 12 febbraio 2011

Ho visto Il Discorso Del Re


Bel film di Tom Hooper.
Inizio secolo, il Duca di York, (straordinario Colin Firth) secondo genito del re Giorgio V (Michael Gambon), affettuosamente chiamato Bertie dai famigliari, è affetto da un grave forma di balbuzie. La cosa potrebbe non essere così grave se non si trattasse di un componente della famiglia reale. Al suo primo discorso in pubblico, davanti a migliaia di persone, il problema si rivela in tutta la sua drammaticità. Che fare? Certo un discendente della famiglia reale non ha certo problemi a trovare i migliori logopedisti, ma nonostante tutti gli sforzi la situazione non migliora per niente e, nel Duca, comincia a serpeggiare la sfiducia e la rassegnazione. Chi non si da per vinta invece è Lady Lyon (brava Helena Bonham Carter), la consorte, innamorata e fiduciosa nelle doti del marito. E' proprio Lady Lyon che scova Lionel Logue (grandissimo Geoffrey Rush), un australiano trapiantato a Londra, che sembra ottenere risultati strepitosi nel campo della logopedia, utilizzando tecniche non proprio ortodosse. Bertie si lascia convincere, e dopo un inizio piuttosto burrascoso con lo strano e anticonformista Lionel, comincia ad ottenere i primi risultati.
Intanto sullo sfondo si disegnano gli eventi storici che porteranno alla seconda guerra mondiale. Hitler invade la Polonia. Re Giorgio V muore e David (Guy Pearce), fratello maggiore di Bertie, sale al trono con il nome di Edoardo VIII.
Bertie continua a migliorare e può cominciare a fare qualche discorso in pubblico, anche se in occasioni secondarie. Cresce anche la stima e l'amicizia per Lionel che si rivela sempre più come l'unico amico sincero che il Duca di York possieda.
Gli eventi però precipitano quando re Edoardo VIII decide di abdicare. Da tempo il re ha una relazione con Wallis Simpson (Eve Best) un donna americana divorziata. Quando decide di sposarla è costretto a scegliere fra il trono e il matrimonio; il capo della chiesa britannica non può sposare una divorziata. Segue il suo cuore e, da un giorno all'altro Bertie si ritrova re. Ora la questione si complica, la guerra che incombe, la nazione che ha bisogno di un capo, l'impero: c'è bisogno di un re che non balbetti. Lo sconforto torna a tormentare Bertie. Nonostante l'educazione rigida, vittoriana, impartitagli dai genitori, e dalle varie tate, causa in buona parte del suo handicap, il futuro re Giorgio VI è smarrito. Solo due persone sembrano essere in grado di confortarlo. La devotissima moglie e il buon Lionel che, nonostante l'allontanamento causato da un eccesso d'ira di Bertie, torna e dimostra ancora una volta di non essere soltanto un buon logopedista.
La guerra con la Germania è stata dichiarata, è la vigilia di anni terribili, non solo per la Gran Bretagna, ma per l'Europa intera. Giorgio VI sarà uno dei simboli della resistenza al nazifascismo. E' il momento di fare quel discorso alla nazione ed all'impero di cui tutti hanno bisogno.
Un film storico di ottima fattura. Personaggi sempre in ruolo che superano, a volte, la perfezione con slanci emozionanti di bravura.
Ambientazione perfetta senza troppi sconfinamenti nella retorica.
Giusto ritmo e giusta amalgama fra la vicenda di Bertie e la narrazione storica degli eventi.
Giusta dose di humor britannico, come nella battuta del re dopo il famoso discorso: "Ho dovuto balbettare qua e la durante la lettura, altrimenti non sarebbero stati sicuri che fossi veramente io".

1 commento:

  1. dai, allora lo consigli...penso di andare!
    Non pensavo fossi un cinefilo!
    Paola

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