sabato 20 novembre 2010

Ho visto The Social Network


La storia di come Mark Zuckerberg ha fondato/inventato Facebook.
Il giovane nerd (sfigato e brufoloso studente di college) Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg) è un talento nella programmazione dei computers, ma è una vera frana con le ragazze. La sua fidanzata, Erica Albright (Rooney Mara), giusto all'inizio del film, lo molla, lo avrebbe mollato chiunque da quanto è logorroico ed egocentrico. Tornato nella sua stanzetta al college, Mark, ferito dalle parole di Erica, scrive sul blog dell'università peste e corna sulla sua ex fidanzata. L'odio per l'altro sesso in quel momento è al massimo, nessuna delle ragazze del college si salva, sono tutte uguali, vanno punite. Come? Da bravo programmatore di computers, Mark decide di inventarsi un giochino da mettere nella rete del campus. Due foto di ragazze prese dall'annuario del college una di fianco all'altra in modo che si possa votare chi è la più carina. Per realizzare questo programmino Mark ha bisogno di un algoritmo (procedimento che consente di ottenere un risultato utilizzando passaggi semplici) da applicare al suo programma. L'amico (unico) e compagno di studi Eduardo Saverin (Andrew Garfield) prontamente gli scrive l'algoritmo su un vetro della finestra. Ben presto il giochino diventa il must dell'college e le connessioni aumentano a vista d'occhio.
Nella vicina Harvard (esclusivissima università americana), i due fratelli gemelli Winklevoss (Armie Hammer e Josh Pence) con l'amico Divya Narendra (Max Minghella), hanno l'idea di creare una specie di pagina di presentazione per gli studenti della loro università, in modo di favorire gli incontri e condividere esperienze. Ingenuamente chiedono aiuto a Mark Zuckerberg, che prima accetta poi si fa negare ed alla fine gli frega l'idea gettando le basi per Facebook.
Per partire però ci vuole anche qualche soldino, Mark chiede a Eduardo che ci mette i primi mille dollari. La società è formata.
Il programma gira all'interno delle università ed è ad esclusivo uso degli studenti, quindi il calcolatore Mark comincia a esportare l'idea su altre reti universitarie "invadendo" ben presto l'America.
Durante un viaggio a New York per trovare qualche piccolo sponsor, la nostra coppia, Mark ed Eduardo incontrano niente meno che Sean Parker (Justin Timberlake, forse più adatto a cantare) l'inventore di Napster il programma che permette di scaricare musica gratis dalla rete, e per questo fatto chiudere dalle mayor discogafiche. Sean intravede subito la grandissima potenzialità di Facebook e fa di tutto per entrare nell'affare mettendosi in mezzo fra Mark ed Eduardo. Il gioco riesce e con l'aiuto di Sean, Facebook diventa una macchina per fare soldi. Ma non tutto funziona perfettamente, sia Eduardo che i fratelli Winklevoss con Divya Narendra, fanno causa a Mark Zuckerberg. Comincia così una battaglia fatta di avvocati e vari scambi di accuse per decidere chi veramente ha avuto l'idea e chi è in società con Mark.
Sean intanto, ora che i soldi veri arrivano in tasca, si abbandona a feste a base di ragazze e droga. La polizia lo becca e Mark, prontamente lo scarica.
La fine della storia non è ancora stata scritta, Facebook è il social network più frequentato del mondo e in quattro o cinque anni, partendo dalla stanza di uno studente sfigato e incattivito con l'altro sesso, fattura 24 (ventiquattro) miliardi di dollari.
Una storia contemporanea, come tante altre successe nel mondo di internet, impossibile nel nostro paese, dove le università sono come dei vecchi bauli polverosi dove nulla accade senza la benedizione dei baroni impaludati, e dove i lacci delle leggi e della burocrazia più ottusa non permette neanche di avere la rete Internet libera e raggiungibile da qualsiasi luogo.
Ma anche la storia di un ragazzino pieno di problemi che fa quasi tenerezza, ma che non esita un attimo a diventare il cinico affarista pronto a liberarsi di tutto quello che può rallentare la sua corsa.
Film discreto che ha la sua forza nel ritmo che, pure nella durata di due ore, non si perde mai in strade a fondo cieco.

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